L’obbiettivo di qualsiasi impresa è quella di generare un surplus, cioè più denaro rispetto a quello che viene impiegato nell’azienda per il processo produttivo.
Esistono due tipi di aziende
Ci sono aziende che hanno bisogno di continuo capitale e di continui reinvestimenti per mantenere il livello di redditività (capital intensive business). Non riescono quindi a generare una liquidità in eccesso.
Ci sono invece aziende che continuano a crescere e a produrre sempre più utile, ma non necessitano di un incremento degli investimenti per mantenere o potenziare la redditività, quindi producono una liquidità in eccesso (asset light business).
Il fatto che una azienda possieda liquidità in eccesso è un elemento positivo, sintomo di un buon business e di una corretta gestione aziendale. Se la tua azienda rientra in questa categoria, ti faccio subito i miei complimenti!
Destinazione dell’utile aziendale
Le due destinazioni principali dell’utile prodotto da una società (oltre alle ipotesi previste per legge di riserva ecc..) sono o il reinvestimento nell’azienda stessa, oppure la distribuzione dell’utile ai soci.
Mentre la terza ipotesi è quella di lasciare la liquidità in un conto aziendale per eventuali necessità future.
Il reinvestimento della liquidità nel business non è sempre possibile.
- In certi casi, l’azienda non ha proprio nuovi progetti d’investimento.
- Oppure perché determinati progetti richiederebbero molto più capitale rispetto a quello che l’azienda vorrebbe reinvestire.Per raggiungere la soglia dell’investimento minimo, l’azienda dovrebbe acquisire nuove risorse indebitandosi. Non sempre però l’aziende hanno intenzione di indebitarsi (anche perché non sempre è una buona idea). Essa vorrebbe solo investire quella parte di capitale disponibile, ma quel capitale non è sufficiente per quello specifico progetto. Quindi non è possibile reinvestire solamente quella parte liquida di capitale.
- In altri casi, i nuovi progetti non hanno delle potenzialità di rendimento interessanti, ma costituirebbero solo spreco di risorse. Quindi, anche in questo caso, meglio evitare.
La seconda ipotesi: distribuzione dell’utile ai soci.
In questo caso si assisterebbe ad una doppia tassazione immediata: Ires (+ irap) per la società e Irpef per il socio. Questa manovra non è efficiente a livello fiscale (tranne nei casi del c.d. Regime di trasparenza, comunque non sempre applicabile).
Terza ipotesi: Liquidità “abbandonata” nel conto corrente aziendale.
Nella terza ipotesi la liquidità in eccesso viene “abbandonata” in un conto aziendale, per necessità future. In questo caso bisogna capire quali sono queste necessità future. È necessaria una corretta pianificazione per evitare di abbandonare la liquidità infruttifera e senza scopi in un conto corrente.
Guai a tenere la liquidità infruttifera nel conto corrente
La liquidità oggi ha due nemici: l’inflazione ed i tassi d’interesse negativi. L’inflazione erode il potere di acquisto di quel capitale, mentre i tassi d’interesse negativi comportano un costo su quel deposito.
Un esempio? Unicredit ha introdotto la Excess Liquidity Fee, cioè una commissione sulla liquidità dello 0,5%, sulle giacenze superiori a 100’000 euro sui conti intestati ad aziende e partite iva. Ma anche Fineco, Intesa San Paolo, Bnl, Bper, Banco Bpm stanno facendo lo stesso.
Che fare in questa situazione?
Il primo passo è quello di effettuare una corretta pianificazione. Per elaborare un progetto di investimento della liquidità aziendale, bisogna valutare le esigenze aziendali in particolare occorre verificare tre fattori:
- Capitale: È necessario identificare quanta di quella liquidità disponibile deve essere mantenuta in azienda, e averla subito disponibile e quante invece rappresenta un surplus da investire.
- Tempo: Quale è l’orizzonte temporale, cioè capire per quanto tempo il capitale può essere investito, senza che vi sia necessità di prelievo ai fini del core business aziendale.
- Obbiettivi: Bisogna capire quali sono gli obbiettivi d’investimento del titolare e dei soci.
Una volta stabilito questo sarà possibile elaborare una strategia d’investimento ottimale.
Ex. L’azienda X ha 1 milione di euro di liquidità in eccesso e sa che avrà bisogno di 300’000 euro nei prossimi 3 mesi, 300’000 euro tra 2 anni e 400’000 euro tra 6 anni.
- La prima componente è necessaria nell’immediato, quindi la miglior soluzione è tenerla liquida o in strumenti con scadenza trimestrale.
- La seconda componente andrà investita in strumenti di breve-medio termine con scadenza a 2 anni (ex. Tra il 2-3% di rendimento potenziale annuo)
- Mentre la terza componente sarà investita con strumenti a medio lungo termine che offrono rendimenti molto più interessanti (oltre il 6% di rendimento potenziale annuo).
Perché investire. I vantaggi di una allocazione efficiente
- Innanzitutto una azienda riuscirebbe ad evitare il “costo” dell’inflazione ed i tassi negativi del conto corrente.
- In seconda istanza, questo permetterebbe alla società di trattenere parte dell’utile evitando di distribuirlo ai soci ed evitando il pagamento immediato dell’IRPEF. Quella componente che verrebbe subito “bruciata” dalle tasse rimarrebbe investita nell’azienda sfruttando la forza dell’interesse composto.
- Con gli investimenti a medio – lungo termine, che offrono dei rendimenti soddisfacenti l’azienda riuscirebbe a generare ulteriore capitale da poter impiegare in progetti futuri oppure da distribuire nel futuro ai propri azionisti.
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