Che cosa è?
Prima di tutto perché si chiamano fondi “private equity”.
Scomponiamo la parola: privato perché questi sono fondi che sono principalmente interessati ad acquisire società private e non quotate in borsa. Ed equity perché questi fondi sono interessati ad acquisire azioni, cioè ad investire in capitale di rischio (equity appunto) e non in capitale di debito.
Possiamo dire che la maggior parte dei fondi di private equity preferiscono impegnarsi su un tipo specifico di target aziendali. Possiamo distinguere i target sulla base del ciclo di vita aziendale.
- Ci sono le startup, società nascenti con alto potenziale di crescita e con team di gestione promettenti.
- Poi ci sono le aziende già affermate con flussi di cassa stabili.
- Oppure aziende in difficoltà (c.d. distressed).
Come funziona?
Un fondo di private equity tendenzialmente ha intenzione di acquisire la totalità delle azioni della società target, cambiarne il management quindi la gestione della società, introdurre misure orientate al miglioramento della performance finanziaria e mantenere un orizzonte temporale di un paio di anni prima di rivendere completamente l’azienda ad un prezzo superiore oppure effettuare una nuova quotazione sul mercato.
L’attività di private equity non si limita ad acquistare o detenere partecipazioni di una azienda – come fa un classico fondo d’investimento acquistando azioni di società quotate – ma interviene nella sua gestione per dare una svolta al business. Dato che il private equity vuole avere un ruolo attivo per il cambiamento della società, cercherà di acquisire la totalità delle partecipazioni aziendali o almeno di una partecipazione che gli consenta di avere il controllo.
Una volta acquisito il controllo, ci sarà un coinvolgimento attivo. Il fondo di private equity cercherà effettuare modifiche tattiche e strategiche nell’azienda, per consentire ad essa di crescere, lo farà attraverso consulenze oppure attraverso modifiche del top management societario. L’obbiettivo rimane quello di migliorare la performance aziendale, incrementare le vendite, i margini gli utili detenere la partecipazione per 5-10 anni e successivamente rivendere la totalità delle quote in plusvalenza.
Struttura del fondo
Nell’Unione Europea i fondi di private equity hanno prevalentemente una struttura di fondo d’investimento chiuso.
Questo fondo è composto da due parti: da un lato da investitori che apportano il capitale, dall’altro da una società di asset management, che è quella che gestisce I capitali del fondo per dare attuazione alla strategia di private equity e raggiungere gli obbiettivi. Questi fondi hanno commissioni di gestione fisse e commissioni legate alla performance, i costi possono essere notevoli di conseguenza bisogna fare molta attenzione a questa voce.
Il ciclo di vita tipico di un fondo di private equity
- Fund rising e formazione: Prima di tutto vi è una fase di Fund-rising un certo periodo temporale per la raccolta di capitali e l’ingresso di investitori, questo può durare da qualche mese a qualche anno. Ovviamente i tempi dipendono da chi sono i gestori e quanto sono conosciuti sul mercato, quale è la strategia ed il servizio che offrono.
- Periodo di investimento: che può andare dai 5 ai 10 anni. Durante questo periodo la società di asset management e quindi i gestori operano con il capitale, decidendo i target aziendali da acquisire e le manovre da compiere per incrementare il valore aziendale.
- Chiusura del fondo. Una volta che tutte le partecipazioni saranno state vendute, vi sarà la fase di chiusura del fondo di private equity.
I fondi di private equity sono un buon investimento?
Non è semplice riassumere in poche righe la validità, la qualità o meno di un investimento. Ma vediamo alcuni elementi chiave.
- Strategia. Il fondo investe in startup o in società già affermate oppure in situazioni distress? Quali obbiettivi si pongono? Il team ha esperienza diretta e almeno decennale nel settore? Hanno un metodo di scelta degli asset chiaro? Queste sono alcune delle domande a cui si dovrebbe rispondere prima di valutare se investire nel fondo PE o meno. Nel caso in cui le risposte siano negative, è meglio stare alla larga dal fondo.
- Fondi chiusi. I fondi PE, ritentrano nella categoria degli investimenti investimenti alternativi, si tratta di fondi chiusi e con orizzonte temporale d’investimento a lungo termine. La differenza tra fondo aperto e chiuso è che: mentre nei fondi comuni d’investimento aperti è possibile richiedere e disinvestire il proprio capitale in qualsiasi momenti, nei fondi chiusi il capitale investito non si muove rimane all’interno del fondo, si può solamente “rivendere” la propria quota ad un soggetto terzo. Ecco che nel caso in cui non ci fossero acquirenti, la quota non sarebbe prontamente liquidabile e bisognerebbe attendere la scadenza del fondo per riavere indietro il denaro. Quindi in questo tipo di investimenti, non sempre è possibile disinvestire e liquidare velocemente la propria quota. Gli investimenti non quotati, come in questo caso, non sono, tendenzialmente, soggetti alle oscillazioni dei mercati finanziari, quindi sono in un certo senso decorrelati dalle continue oscillazioni del mercato. Questo può essere considerato come un vantaggio. Ma osservando bene questa è solo una faccia della medaglia. L’altra faccia della medaglia è che non sono appunto – nella maggior parte dei casi – prontamente liquidabili. In altre parole, non c’è sempre qualcuno dall’altra parte disposto a riacquistare ciò che noi vogliamo vendere, come quando invece investiamo in attività finanziarie quotate.
- Costi elevati. Per quanto riguarda i costi, bisogna fare attenzione alla struttura commissionale, capire quali sono le commissioni di sottoscrizione, di gestione e di over-performance. Costi elevati incidono sul valore finale della quota.
- Rendimenti. Se possiamo ottenere gli stessi risultati con strumenti più efficienti come fondi comuni d’investimento o ETF, perché assumersi rischi con i fondi di private equity? Secondo un paper, nel periodo 2006 – 2015 il rendimento dei private equity è stato pari a quello di un etf composto da aziende a bassa capitalizzazione (Small-cap stocks).
Ogni situazione va valutata nel dettaglio per capire la strategia, i costi ed i potenziali rendimenti dello strumento (e se questi sono realistici).
Alternative
L’alternativa all’investimento diretto in fondi di private equity è la scelta di ETF legati al settore. Cioè strumenti che investono in società specializzate nella gestione o nella creazione di fondi di private equity. Questo tipo di alternativa perde però della sua caratteristica principale, ovvero la mancanza di volatilità e della decorrelazione dal mercato. Questo perché si investe in uno strumento quotato, cioè l’etf, che a sua volta investe in società quotate. Quindi nel caso di drowdrown di mercato, anche questo strumento subirà delle oscillazioni.
Sostanzialmente, questo non è più un investimento in un fondo PE ma diventa un investimento tematico, il tema è il private equity e la tesi d’investimento è che queste società finanziarie che creano e gestiscono fondi di private equity generano profitti importanti incassando laute commissioni. Questo è ciò che trascinerebbe anche il risultato finale.
Conclusione
Per capire se i fondi di private equity siano un buon investimento e soprattutto l’investimento giusto per te, dovrai valutare la strategia del fondo, capire chi sono i gestori, i costi, i potenziali rendimenti che puoi ottenere (è importante verificare se questi sono realistici o meno). Inoltre come investitore/risparmiatore devi valutare la tua situazione patrimoniale i tuoi obbiettivi e la tua tolleranza al rischio. Tendenzialmente questo strumento viene utilizzato per una diversificazione su patrimoni medio-alti. A mio parere vi sono investimenti molto migliori dei fondi di private equity per piccoli e grandi patrimoni, sia per ottenere una buona diversificazione che per incrementare i rendimenti.
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